L’archivio storico dell’Associazione Bancaria Italiana custodisce numerose e importanti testimonianze riferite all’attività svolta da Felice Gianani nel decennio in cui ne ha guidato la struttura. Oltre alla presenza costante, stante il suo ruolo di Direttore Generale, in un gran numero di fascicoli riferiti all’attività ordinaria e straordinaria svolta dall’Associazione, vi compare un Fondo a lui specificamente intestato della consistenza complessiva di 342 buste contenenti 2.460 fascicoli.
A ciò si aggiungono significative tracce documentali altrove conservate, unitamente al persistente ricordo della sua azione.
Ciò posto, la Fondazione ha assicurato la più ampia disponibilità a concorrere alla migliore riuscita di un’iniziativa avviata nel giugno 2022 dall’Istituto Luigi Einaudi per gli studi bancari, finanziari e assicurativi e volta alla realizzazione di un primo approfondimento storico della figura di Felice Gianani, nella convinzione della centralità della sua figura in un decennio molto importante per la vita dell’ABI impegnata, da un lato, in un faticoso riavvio dopo gli anni della presidenza Arcaini e, dall’altro lato, nella fisiologica transizione verso nuove modalità di intervento in linea con l’evoluzione della natura e della funzione delle banche italiane.
La ricerca è stata affidata a Valerio Torreggiani, il quale, attraverso la sistematica consultazione della documentazione custodita nell’archivio storico dell’ABI, ha completato la stesura del testo che nei prossimi mesi dovrebbe essere pubblicato e che prevede:
- una prima parte, di carattere introduttivo, nella quale la figura di Gianani viene inquadrata attraverso l’illustrazione delle esperienze da lui maturate presso istituzioni nazionali e internazionali prima del suo ingresso in ABI;
- una seconda parte, la più consistente, che prende in esame i dodici anni trascorsi da Gianani in Associazione, analizzando il ruolo trainante da lui svolto, oltre che nei processi di riorganizzazione interna, anche nella definizione della posizione dell’Associazione.
Si tratta di un’opera che merita una sicura considerazione non tanto sotto quell’aspetto emozionale che una biografia generalmente comporta, quanto piuttosto dal punto di vista della narrazione storica tout court. Il risultato della ricerca non costituisce, infatti, una rievocazione biografica intesa in senso classico, ma si segnala come una trattazione che si sviluppa su tre livelli: quello dell’uomo, quello dell’istituzione e quello degli anni Ottanta osservati dal particolare punto di vista di Gianani e dell’ABI.
Sgombrato dunque il terreno dal rischio di fare un’operazione puramente rievocativa, è stato possibile ricondurre il tutto al rigore oggettivo della ricerca storica.
Lo studio effettuato permette di ripercorrere, in un’ottica del tutto originale e “dal di dentro”, un decennio importante per il sistema creditizio italiano e per la sua Associazione. In particolare, costituisce una fonte nuova ed originale, utile per analizzare il ruolo svolto dall’ABI a fronte delle riforme istituzionali che stavano interessando le banche, dell’evoluzione della politica monetaria e della formazione dei tassi di interesse, della liberalizzazione della concorrenza bancaria, dell’avvio dell’ineludibile processo di modernizzazione del modo di fare banca, degli importanti progressi in materia di innovazione tecnologica con specifico riferimento all’automazione dei sistemi di pagamento e, soprattutto, delle fondamentali sfide poste dall’integrazione europea.
Su tutto questo si staglia la figura, per certi aspetti del tutto peculiare, di Felice Gianani, che si può considerare il risultato di una singolare commistione tra l’uomo dell’istituzione, interprete rigoroso del suo ruolo di direttore, e il grande mediatore, portatore di una propria visione strategica.
In altre parole, Gianani era il capo della macchina di un’associazione il cui statuto lo inquadrava in un ruolo di esecuzione delle direttive promananti dagli organi di governo dell’ente (il Presidente e il Comitato esecutivo), nonché di preliminare approfondimento tecnico delle varie materie rimesse alla decisione politica. Ma al tempo stesso la grande preparazione, l’innato senso di equilibrio, le doti personali che lo portavano ad intessere una grande rete di contatti facilitati dalla non comune capacità di intrattenere rapporti umani ne facevano inevitabilmente un protagonista, sia pure “dietro le quinte”, di quegli anni cruciali per le nostre banche.
Gianani amava l’interazione attivata sotto i riflettori ed aveva la singolare capacità di riuscire a catalizzare l’attenzione dei suoi interlocutori in occasione delle molteplici occasioni di confronto pubblico e privato, spesso da lui stesso provocate. Ma sapeva sempre, quando occorreva, fare un passo indietro, nel rispetto, per lui ineludibile, di ruoli e di gerarchie istituzionali, interpretando in tal modo al meglio l’essenza stessa della mediazione che implica una costante attenzione alla misura e all’equilibrio nelle relazioni tra persone e istituzioni.